Wednesday, 22 January 2014

“MORANDI. L’ESSENZA DEL PAESAGGIO”: la sua arte non fu solo nature morte.

MORANDI E’ UN ARTISTA SEMPRE ATTUALE, SOPRATTUTTO QUANDO DICE: “MI MANCA LA TRANQUILLITA’ “.
 Una splendida mostra del 2011 è lo spunto per parlare del grande artista che fu Morandi.
Colori spenti, polverosi…l’essenziale.
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Unica natura morta presente alla mostra di cui sotto si parla.
2010-201: una prestigiosa e autorevole sede, la Fondazione Ferrero a Cuneo; una curatrice di rara modestia e grandi capacità come Maria Cristina Bandera per la più completa mostra italiana dedicata, finalmente, al grande Morandi. Una mostra che, come tutto il meglio, è leggibile da chiunque; universalmente comprensibile.
Un giusto omaggio ad un autore a suo tempo sottovalutato.
Il tema scelto è quello del paesaggio, quello che lo stesso autore Morandi preferiva chiamare: -La pittura dei “paesi”- inoltre, paragonandola alle nature morte che furono tanto presenti nel suo lavoro, sosteneva: -e dire che i paesaggi li amavo di più-.
Quindi un Morandi meno stereotipo, che rivela il suo intimo, più che nelle nature morte: la sua vita attraverso i vari paesaggi o “paesi”, come lui preferiva chiamarli, dove aveva scelto di vivere.
Morandi cambia a decenni” ha detto la curatrice e ben lo si vede visitando la mostra.
La prima sala ci avvicina alla prima opera datata dell’autore: un quadro che normalmente possiamo vedere alla Pinacoteca di Brera. Nella medesima sala oli rarissimi degli anni ‘10, mai riuniti in numero tanto elevato. Se ne deduce l’ammirazione e il grande studio che dedicò alla pittura francese: Cézanne in primis, che sfocerà nella successiva sintesi, degli anni ’20, derivata dalla conoscenza di Pietro della Francesca.
Visitando la seconda sala si possono ascoltare le sue parole: -Per noi la villa…ci faceva pensare alla Torre Eifell  a Renoire a Degas. Successivamente si incontreranno le opere degli anni ’30 che segnano la sua maturità e autonomia.
Il colore, più scuro, definisce molti dei lavori degli anni della guerra, quando si ritirò a Grizzana per sfuggire ai bombardamenti, in questi anni infatti disse: “Mi manca la tranquillità…ogni giorno gli aerei passano di qui e si mitragliano tra loro”.
Nel ’44 rientra a Bologna dove rimane per 10 anni, in questo periodo abbandona il tema del paesaggio a favore delle più famose nature morte delle quali ricorda: “gli stessi titoli…sono convenzionali”. In questo tempo si limita al lavoro in casa e in giardino, del quale dice:”nel tardo autunno e in inverno la vista si spinge…sino a…”. Anche se lavorava alle nature morte aveva bisogno del “paese” che lo circondava.
Le opere, presentate su pareti e con luci che non distraggono dai quadri, a volte sono avvicinate per far cogliere meglio gli effetti finali tra paesaggi simili, ma con sfumature di colore differenti.
Tornando agli spostamenti di Morandi, dopo il ’59 torna a Grizzana dove le sorelle fanno costruire una nuova casa. Qui abbandona le volumetrie chiuse e sostiene: “Di nuovo al mondo non c’è nulla, l’importante è la posizione dell’artista”.
-Riprende le caratteristiche del paesaggio di Giotto, ma lo riduce alle sue linee. “Sappiamo che tutto quello che riusciamo a vedere…in realtà non esiste…ritengo non vi sia nulla di più surreale e astratto della realtà- e. sempre Morandi: – “Quello che conta è toccare il fondo…l’essenza del fondo…Sapremo cogliere la lacerazione, l’essenza?”. E mostra questo pensiero nella sua essenzialità di linee e colori.
Maria Cristina Bandiera nel presentare questa mostra ha giustamente evidenziato come il tema scelto del paesaggio permetta di avvicinare un pubblico più vasto, rispetto ad una mostra di sole nature morte; e questo pensiero ben si allinea con gli intenti della Fondazione Ferrero.
Inoltre pone l’accento sulla difficoltà incontrata, nella riproduzione dei sofisticati colori dell’artista per le foto del catalogo e gli ottimi risultati ottenuti. M.C. Bandiera ricorda anche come la prima curatrice di una mostra di Morandi, Barbara Cinelli, abbia cercato, lodevolmente, di “svecchiare” l’opera di Morandi dall’idea di cultura di strapaese; e noi diciamo che in questa mostra ben si completa questa opera.
E ci permettiamo di suggerire uno sguardo anche all’articolo, di questo giornale/blog su Chardin come è stato presentato, in contemporanea, alla mostra di Ferrara, presso Palazzo Diamanti.
-Chardin è il “pittore del silenzio”.  Sarà sorprendente, per i non addetti ai lavori, incontrare punti di contatto con Morandi. La mostra rimase aperta sino all’30 gennaio 2011.

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